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IL NUOVO CHE AVANZA NEL '17 E '18

Un po’ per gioco e un po’ sul serio, l’anno scorso abbiamo introdotto una novità nel sito dei Bengals Brescia, ossia la rubrica di 6 puntate: “Il nuovo che avanza”. L’idea era di presentare i volti nuovi dei Bengals, in particolare parlare di e con i giovani rookie che nel 2016 indossavano casco e paraspalle per la prima volta. Siccome la rubrica è piaciuta ai 25 lettori di manzoniana memoria, abbiamo deciso di ripresentarla con alcune novità e adattandola ad una squadra giovanile che quest’anno conta 24 giocatori a roster. Pubblicheremo varie uscite, ognuna dedicata ad un reparto specifico. Di volta in volta, incontreremo un rookie e un veterano, per concludere con l’opinione tecnica del rispettivo coach di reparto.

Inizieremo con l’offense, accorpando per ragioni di spazio i due reparti nel back, ossia quaterback e running back. Passeremo poi alla offensive line e infine parleremo del reparto ricevitori. Dall’altro lato della palla ovale, conosceremo i membri della defensive line, per poi incontrare il reparto di mezzo (i linebackers) e termineremo con i difensori nel back.

 

L’augurio che facciamo a tutti i giovani giocatori è di ritornare su questo spazio tra 3 mesi con un bilancio personale di segno positivo, sperando che nel frattempo si siano divertiti a giocare a football e che abbiano trovato nell’ambiente dei Bengals Brescia tutte le motivazioni per restare e crescere…

 

OFFENSIVE TEAM – I BACKS DELL’ATTACCO

Il termine indica i giocatori che al momento dello snap si trovano dietro gli omoni della Offensive Line: quarterback e runningbacks.

Allenati dal coach veterano Giacomo Tinti, che gioca come quarterback in prima squadra e che di esperienza on the field ne ha tanta, troviamo due giovani QB: Marco Nova e Enrico Barbi.

Marco è al terzo anno nei Bengals e negli anni precedenti ha giocato in difesa come cornerback. La svolta avviene nel maggio 2017 quando il precedente QB lascia la squadra giovanile e pertanto è necessario trovare un sostituto. I coaches individuano alcune potenzialità in Marco e iniziano ad allenarlo come quarterback. Il giovane si rende conto di avere molto da imparare, spera di non deludere le aspettative. Lasciamo la parola al neo regista dell’attacco: “Diventare QB mi ha cambiato la prospettiva di visione del gioco: infatti devo essere consapevole delle posizioni e dei movimenti di tutti i giocatori ma soprattutto saper leggere la difesa avversaria. Non pensavo che lo fosse ed invece la comunicazione con gli altri giocatori è fondamentale sia in huddle che sulla linea di scrimmage. Devo parlare con il centro per gli aggiustamenti pre-snap, avere intesa con il runningback per coordinare le azioni on the ground. Se ho dei punti di debolezza? Ho poca esperienza e l’intesa con i ricevitori è da rafforzare. I punti di forza? L’unità della squadra e il desiderio di fare bene in questo ruolo che per me è nuovo”.

Enrico è al secondo anno nei Bengals Brescia; avevamo già scritto di lui nel 2016 perché è stato il rookie più giovane ad esordire con la U19. Alla ripresa degli allenamenti a maggio 2017, Enrico si è presentato in buona forma e con la solita determinazione. I coach hanno deciso di utilizzarlo come secondo QB, ossia il backup per Marco; all’occorrenza, il giocatore col numero 5 si rende disponibile a coprire altri ruoli ad esempio come ricevitore in attacco e cornerback in difesa. Per questa stagione le sue aspettative sono di migliorare come giocatore, non solo nella parte atletica ma anche in quella mentale.

Gli altri giocatori nel back sono i runningback, alias: Edoardo Ferpozzi e Luca Dell’Estate. Sono loro a dividersi il compito di far avanzare l’ovale via  terra  tentando di guadagnare più yards possibili.

Edoardo è al primo anno di football e arriva nei Bengals grazie ad un amico. Al training camp di fine agosto, il coach individua in lui alcune caratteristiche tipiche del runningback: velocità, baricentro basso, agilità. Critico su se stesso, Edo è convinto di “avere molto da migliorare, in particolare il modo di correre e di proteggere la palla; il football americano mi piace come sport e sento mio il ruolo di runningback. Spero di fare bene”.

Luca è il secondo horsepower per il 2017. L’anno scorso ha giocato in difesa, ricoprendo le posizioni di cornerback e safety.  Con un anno di football alle  spalle, gli è  stato  chiesto per il 2017 di  ricoprire  due  ruoli: cornerback in difesa e back up runner in attacco. Anche Luca quindi è un runningback neofita e lui stesso dichiara : “sono motivato a fare di più e meglio dello scorso anno e sono contento di avere  più occasioni per stare in campo. Devo fare molta  pratica nel portare  palla, imparare a correre e cadere, distinguere i gaps nelle linee e molto altro  ancora”.

Le conclusioni spettano al coach Giacomo Tinti che ci conferma che gli allenamenti del reparto sono impostati per far apprendere i meccanismi di gioco sia per le corse che per i lanci. In particolare “stiamo lavorando per imparare le aperture per la consegna della palla al runningback ed il drop back per il pass. La tecnica di lancio è molto complessa e insisto tantissimo perché venga eseguita bene: il movimento parte dal braccio di tiro ma coinvolge anche spalle, busto e gambe… tutto il corpo deve essere controllato e indirizzato verso la direzione del lancio. Insisto anche sui passi che il QB deve fare: devono essere solo quelli indicati, né uno in più né uno in meno… il timing / l'intesa con il ricevitore si misura  anche dai passi indietro del QB prima del lancio sul target “. Per quanto riguarda la comunicazione, Tinti conferma che “i due nuovi registi si stanno rendendo conto dell’importanza del ruolo da QB: in huddle è il QB che parla con tutti ed è lui a chiarire dubbi in campo”.

Il coach del reparto running backs, Simone, non ha lasciato alcun commento sui ragazzi da lui allenati; uomo di poche parole e molti fatti, preferisce che siano i risultati a parlare per lui e per i due runnigbacks.

  OFFENSIVE TEAM – GLI UOMINI DI LINEA

Si capisce subito quali sono gli uomini di linea (OL) di una squadra di football: sono i giocatori più grossi e pesanti. Affettuosamente vengono chiamati “i ciccioni” ma il termine non rende loro giustizia: questi “ciccioni” sono atleti puri che ad ogni snap dimostrano la propria potenza agli avversari, respingendo i blitz avversari e permettendo lo sviluppo dell’attacco. Una linea offensiva è il biglietto di presentazione della squadra e tanto maggiore sarà la sua possenza fisica, tanto maggiore sarà la soggezione nell’avversario.

Durante una partita, purtroppo, il pubblico non fa attenzione a ciò che avviene tra linee di attacco e quelle di difesa: il confronto tra i due reparti si esaurisce in pochi istanti, quelli che ha un QB per individuare un WR libero oppure i secondi di un RB per correre tra i varchi. Eppure sono proprio gli uomini di linea quelli che secondo Pat Kirwan “fanno accadere tutto, rendendo possibile qualsiasi azione”. Di fatto i compiti di una OL sono numerosi: a) proteggere il QB evitandogli di essere saccato dagli avversari; b) dare al QB il tempo necessario per individuare un target; c) creare i varchi per permettere al RB di avanzare nel campo avversario; d) raramente, aiutare il QB ad uscire dalla tasca per correre. Da chi è composta la OL?  Da sinistra a destra: tackle sinistro, guardia sinistra, centro,  guardia  destra, tackle destro.

Nella giovanile dei Bengals Brescia questi compiti sono affidati a tre giovani: Alberto Brocchetta, guardia sinistra; Felice Cerullo, centro; Roberto Lira, guardia destra.  Noterete che mancano i 2 tackle: infatti nella U19 si gioca 9 vs 9.

Brocchetta è il veterano della linea, gioca con i Bengals da 3 anni e l’anno scorso ha giocato anche in prima squadra. Il confronto con i “grandi” è stato utile e gli ha permesso di migliorarsi sui fondamentali tecnici. Le caratteristiche di Alberto lo fanno sentire più difensore che attaccante nel senso che “sono le azioni di protezione del QB sui pass quelle azioni che mi esaltano di più”. Parlando dei vari compiti della OL emerge anche un compito ufficioso ossia “ci viene richiesto di mantenere unita la squadra, dare un impatto emotivo ai compagni, tenendo su il morale nei momenti difficili”; per questo motivo “la comunicazione tra noi è fondamentale, ci diamo la carica l’uno con l’altro e restiamo uniti…”. Facendo un confronto con la giovanile 2016, Alberto sottolinea che la squadra di quest’anno è molto unita e le persone ci danno dentro sul serio… l’unico rammarico è che i risultati non sono arrivati”.

Cerullo è al secondo anno nei Bengals e gioca come centro. Ha esperienza nel gioco di linea visto che nel 2016 ha giocato come guardia destra. Secondo Felice il ruolo del “centro è un ruolo molto tecnico, difficile per certi aspetti: serve freddezza nel pre-snap, serve precisione al momento dello snap e subito dopo serve forza per proteggere i giocatori nel back”. Il giocatore con il numero 50 si dichiara “sono soddisfatto del proprio ruolo e non lo cambierei”; il ragazzo mostra consapevolezza dell’importanza del centro, dato che è la mente della OL  (perché dialoga con il QB per le protezioni e chiama gli aggiustamenti sulla linea di scrimmage). Forza fisica, velocità, istinto e sangue freddo: “ci sto lavorando per averle tutte” conclude Felice.

Lira ha debuttato nel football in maniera rovescia: arrivato a marzo 2017 nei Bengals, Roberto è stato inserito in prima squadra come defensive tackle. A settembre ha debuttato in giovanile avendo già un’esperienza alle spalle. Roberto si definisce “una persona con un’indole protettiva al punto che alcuni amici stretti mi chiamano l’orso protettore… questa mia caratteristica la metto anche nel football perché la mia mission è di proteggere QB e RB. Il mio idolo è William Brandon dei Ravens”. Sulla comunicazione, Roberto la considera “uno strumento per smussare la tensione durante la partita” e ci racconta una vicenda curiosa “durante una partita, l’avversario aveva capito il nostro linguaggio di run block e quindi ci precedeva nei movimenti; per confonderlo abbiamo  deciso di inventarci un linguaggio tutto nostro sulla LOS; quindi ad esempio la chiamata  “delfino Rosso” diventava di volta in volta “squalo Right”, “cane Ritto”, etc, etc…. beh, l'avversario lo abbiamo mandato in bambola!”.

 

Le conclusioni della puntata sono di Fabio Zanotti, coach di reparto: oltre a forza fisica, resistenza e potenza “un buon giocatore di OL deve essere aggressivo, mobile e avere un buon FI (Football Intelligence)”. Non si nasce OL, ma “si diventa con la pratica e con l’esperienza che si acquisiscono negli allenamenti e nelle partite”.  Fare il coach della OL è molto impegnativo perché oltre a spiegare le tecniche ai ragazzi, “è necessario far capire bene i dettagli del football ossia spiegare ogni singolo movimento, il perché, il come e il quando serve fare un blocco a uomo oppure uno a zona, ad esempio”. Il giudizio sui 3 ragazzi: “hanno un margine di crescita alto e l’ingresso in prima squadra porterebbe loro un gran beneficio”. A livello individuale, i giudizi sono positivi: “Brocchetta ha lavorato molto in palestra durante l’off-season e i risultati si vedono”; su Lira “ha fatto molti progressi nella tecnica”, infine “Cerullo è diventato più determinato più convinto dei propri mezzi rispetto l’anno scorso”.

La prossima puntata è dedicata ai ricevitori e parleremo col coach di reparto, già Head Coach della U19  Michele Viviani. A presto!

OFFENSIVE TEAM - I RICEVITORI

Ci sono giocatori in una squadra di football che hanno il compito di correre a velocità olimpioniche per prendere i palloni che volano dalle loro parti: tutti noi abbiamo negli occhi le immagini delle prese acrobatiche di Julio Jones, di Odell  Beckham o Marco Podavitte... Stiamo parlando  dei ricevitori (WR – wide receiver). I ricevitori hanno dei “percorsi obbligati” da seguire sul campo, le cosiddette  tracce; le tracce principali sono nove e vengono sviluppate nel diagramma ‘tree’ che indica in quale direzione si muove il ricevitore dopo lo snap. I WR si distinguono per ruolo e posizionamento in campo: alcuni di loro sono utilizzati per colpire in profondità la difesa, altri per colpirla in mezzo, altri invece per aprire le maglie difensive. Un pacchetto ricevitori ideale è formato dallo Split End (X in gergo) che si posiziona sulla parte esterna della LOS, dal Flanker (Z) che si posiziona qualche yard dietro la LOS e in genere a destra del QB, e infine lo Slot (Y) che può giocare interno tra la OL e lo Split End oppure all’esterno del Flanker. Quali caratteristiche devono avere i WR? Innanzitutto devono avere velocità per creare separazione dal proprio avversario; rapidità per poter scattare dalla LOS o eseguire tagli nelle tracce; coordinazione fisica e soprattutto avere intelligenza tattica.

Il pacchetto ricevitori della giovanile dei Bengals Brescia è formato da 4 giocatori: Mattia Bonanno, Fausto Youssef Franchi, Dimitri Gouba e Simone Pedrini. Chi segue i Bengals Brescia conosce di sicuro  Fausto Franchi perché da alcuni anni gioca con successo nella giovanile e in prima squadra. Oggi conosceremo gli altri componenti del reparto.

Mattia Bonanno, ha soltanto 16 anni ed è il più giovane della squadra. Arriva nei Bengals a giugno 2017 spinto dall’interesse per il football americano (tifa Patriots). Insieme ad un amico di Orzinuovi si presenta agli allenamenti, salvo poi ritrovarsi da solo; allora riesce a convincere i genitori a portarlo agli allenamenti settimanali da settembre a novembre. Il ragazzo ha stoffa e si vede. Velocità e rapidità gli permettono di affermarsi come ritornatore e come ricevitore, ruolo che Mattia considera più adatto a sé perchè “mi piace trovare il timing, l’intesa con il QB… sulla LOS mi concentro sulla traccia e cerco di immaginarmela, … ti confesso che ogni volta spero di liberarmi dal marcatore e di ricevere la palla”. In alcune occasioni Mattia ha ricoperto anche il ruolo di cornerback in difesa : “fare il difensore sul ricevitore avversario – che è il mio ruolo preferito - è stata una buona esperienza che mi ha aiutato a capire alcuni aspetti del ruolo da ricevitore”. Se dovesse convincere un amico a giocare a football, Mattia direbbe “è uno sport fantastico che offre gratificazioni e aiuta a crescere; è anche uno sport divertente sia per chi gioca sia per chi assiste alla partita”. Da citare che il playbook più ordinato di tutta la squadra è quello fatto da Mattia: ogni traccia è su un foglio A4 e ovunque sono scritti commenti. Chapeu!

Dimitri Gouba è originario del Burkina-Faso ma vive a Marcheno. A settembre si presenta al campo per provare lo sport che ha visto tante volte in TV… e dopo alcuni allenamenti capisce di essere adatto al football. “Mi piace la competizione, il gioco duro ma leale, l’unità della squadra… queste cose le ho trovate nel football… che  è uno sport di squadra ma richiede l’impegno individuale: ognuno di noi deve confrontarsi con il proprio avversario e batterlo. Fantastico!”. Dimitri gioca principalmente da ricevitore, anche se alcune volte ha ricoperto il ruolo di cornerback e ritornatore: “Sono molto veloce: metto a servizio della squadra le mie qualità nei vari ruoli; mi piace il gioco di velocità, il contatto fisico, sfuggire ai placcaggi”. Il primo TD della giovanile 2017 è arrivato per mano sua: “Contro i Cavaliers: allo snap ho corso la mia traccia, arrivato alla fine mi sono girato, ero libero e il QB mi ha lanciato la palla… dopo la ricezione ho visto vicina la end zone e con un colpo di reni ho segnato. Ero al debutto, ero rookie e ho fatto TD. Ero felicissimo!”. Dimitri è un esempio di determinazione nel portare in fondo un impegno: per seguire i 3 allenamenti settimanali prende un pullman a Marcheno e poi a Brescia l’autobus fino al Villaggio Sereno: 60 minuti all’andata e 90 al ritorno. Se non è amore per il football questo….

 

Simone Pedrini ha 19 anni, vive a Gardone Riviera. Segue il football da tempo ( tifa Packers) e questa estate decide di provarci. Si presenta al training camp, fa bene e poi entra in squadra; purtroppo un lieve infortunio lo tiene fuori campo, ma comunque il ragazzo è spesso in sideline per sostenere i compagni.  Il debutto in partita avviene (finalmente! ) nella gara di ritorno contro i Cavaliers: “Ho fatto un paio di ricezioni e corso varie yard. E’ mancato il TD, ma mi sono divertito e ho sentito di appartenere alla squadra: i compagni mi hanno sostenuto nel debutto”. Il ruolo di ricevitore ha molti aspetti tecnici, Simone ne è consapevole: “Avere una buona tecnica è importante per battere il cornerback, vincere la sfida con la difesa. Il ricevitore è un ruolo che mi piace: mi piace la tensione prima dello snap, l’adrenalina nell’istante in cui ricevo la palla e inizio a correre… Bello, bello, bello”.  Simone può essere anche il kicker della squadra: mira e piede ci sono... la tecnica si impara… può farcela! Durante l’intervista il discorso cade sulle aspettative: “Il football è poco diffuso in Italia, se ne parla poco… quindi chi inizia questo sport non può avere aspettative, piuttosto ha delle idee, curiosità, dubbi… avevo paura di iscrivermi in una squadra piccola, uno sport minore... Ma poi ho visto che la squadra è unita, i coach ci sono, la società è solida… e a me il football piace!”.

 

Il coach di reparto Michele Viviani tira le somme: “I tre ragazzi hanno margini di miglioramento e devono lavorare molto per potersi affermare”. Alla domanda se per un ricevitore conta di più il fisico o la tecnica, il coach ricorda che “è la tecnica che conta, avere il fisico può aiutare in certe situazioni nella partita, ma ciò che fa la differenza è la tecnica” ad esempio conoscere bene le tracce e i tagli, imparare a partire bene dalla LOS, avere coordinazione braccio-occhio-palla, etc. Per concludere, l’head coach ricorda a tutta la squadra giovanile che “per avere buoni risultati è fondamentale essere costanti negli allenamenti, venire agli allenamenti e lavorare sul campo; il football richiede lavoro tutto l’anno”.

4 – OFFENSIVE TEAM -  INTEGRAZIONE

 

Se ben ricordate, la prima puntata di questa rubrica era stata dedicata ai ruoli del QB e del RB nella giovanile dei Bengals e per l’occasione erano stati intervistati i ragazzi che ricoprono i rispettivi ruoli. Per un errore di valutazione del sottoscritto, purtroppo erano stati tralasciati due componenti… li incontriamo oggi e chiudiamo in bellezza la parte della rubrica dedicata alla  Offense Team.

Michele Vezzoli è alla terza stagione con i Bengals ed è il veterano del reparto Runningback.  Il primo incontro con i Bengals è puramente casuale: nel 2011 i Bengals fanno una dimostrazione sportiva a Calcinato e Michele vi assiste: nasce l’idea di provare questo sport così straordinario; ma ci sono due problemi: l’età e la mancanza di un passaggio da e per gli allenamenti. L’idea si concretizza nel 2014 quando Michele ha l’età giusta per giocare e può frequentare gli allenamenti. In questi 3 anni “ho ricoperto vari ruoli in attacco e in difesa, anche se la mia vocazione è l’attacco: mi piace il running game, mi sento un runningman: ho fatto sia il fullback che halfback.”. L’esperienza da difensore come linebacker nel 2016-2017 “è stata utilissima, perché è come se mi fossi visto giocare come RB; ho potuto capire meglio il funzionamento di alcuni giochi di corsa e le contromisure della difesa”. Commentando la stagione appena finita, secondo il ragazzo col numero 9 “credo di aver fatto meglio rispetto il 2017… ci ho messo molto impegno e in campo ho dato il massimo; purtroppo non sono arrivate le vittorie perché la squadra aveva poca esperienza di gioco… peccato!”.  Avendo alle spalle 3 anni di football e di giovanili, Michele commenta in positivo la squadra del 2017: “Delle tre in cui ho giocato, questa è la migliore: lo spogliatoio è unito e tra di noi c’è amicizia, c’è rispetto. Dall’inizio della stagione ad oggi ho visto i miei compagni fare progressi, migliorare… e spero che tutti continuino ad allenarsi sul campo o in palestra perchè mi piacerebbe ricominciare con loro la prossima stagione.”

Cristian Girardi indossa il 33 ed è al primo anno con i Bengals. Ci arriva grazie al suo amico nella vita ( e nel reparto) Michele Vezzoli che lo invita a provare uno sport di contatto e di squadra. Cristian proviene dal pugilato, che è uno sport di contatto ma puramente individuale. Nel football trova ciò che gli manca: l’interazione con i compagni, l’appartenenza alla squadra, il gruppo. Già nel training-camp di settembre capisce che questo sport può dargli soddisfazioni…. che arrivano già nella partita d’esordio: “Ero molto emozionato nei primi minuti, forse anche confuso…. Ma poi mi sono concentrato e ci ho dato dentro. Ho giocato sia in attacco che in difesa… a fine partita un coach mi ha detto che avevo giocato bene”. Il ragazzo di Bedizzole si trova bene a giocare sia in attacco che in difesa, i motivi li indica lui stesso: “ Mi piace l’attacco per gli  schemi, la pianificazione dei giochi, la manovra simultanea di tutti, l’uscita in corsa dai blocchi; invece nella difesa mi piace leggere le mosse dell’attacco, aver il mix di intuito e conoscenza per capire il gioco dell’avversario e possibilmente anticiparlo”. La chiacchierata si conclude con delle riflessioni: “Il football è uno sport per molti, ma non per tutti… richiede impegno fisico e mentale, applicarsi a studiare gli schemi, capire lo sviluppo del gioco…. Si conoscono molte persone, ci si confronta, si cresce… Se dovessi invitare i giovani a giocare a football direi che il football ti chiede molto, ma ti restituisce il doppio”.

 

Con questa puntata si chiude la presentazione dei nostri giovani che compongono l’Offensive Team. La prossima uscita è dedicata ai membri della difesa e parleremo della Defensive  Line (DL).

5 – DEFENSIVE TEAM – GLI UOMINI DI LINEA

Dall'altra  parte della  Linea  di Scrimmage  si trova  la Difesa, il cui compito è di respingere i tentativi dell'Attacco di guadagnare yards sul campo e mettere punti sul tabellone. La prossime 3 puntate sono dedicate alla Defensive Team.

Nel football americano la squadra della difesa è suddivisa in 3 reparti: Defensive Line Men, Linebackers e Backs. Gli uomini della DL sono quel muro di muscoli, tendini e carne che fronteggia gli avversari della Offensive Line. I Lnebacker sono i giocatori che si muovono nel backfield e a ridosso dei compagni della DL. Infine i backs sono i difensori che proteggono i perimetri laterali e quello profondo del campo.

Per motivi di chiarezza, unifichiamo in questa parte alcuni aspetti della Defensive Line con quelli dei Linebackers, riservando a dopo lo spazio per presentare i vari componenti dei teams.

Il termine D-7 indica quei giocatori che al momento dello snap si posizionano davanti l’attacco avversario, con due formazioni possibili: 3 davanti e 4 dietro oppure 4 davanti e 3 dietro. Può sembrare una differenza trascurabile ma invece i due fronti sottointendono ad una filosofia di gioco e sistemi difensivi diversi. Un fronte 3+4 è composto da 3 giocatori di linea molto grossi e da 4 linebackers veloci e atletici; ogni uomo di linea è responsabile dei 2 gap laterali e deve tenere impegnati gli avversari della Offensive Line; i 4 linebackers hanno il compito di penetrare nel backfield avversario per fermare il run game oppure impedire lo sviluppo del passing game. Un fronte 3+4 è quindi composto da 2 Defensive End e un Nose Tackle al centro, 2 Outside Linebackers e 2 Internal Linebackers. In questo tipo di formazione sono i LB a fare pressione sul QB e portare i sacks.

Il fronte 4+3 è composto da 2 Defensive Tackle, 2 Defensive End, 2 Outside Linebackers e 1 Middle Lineabacker. Le caratteristiche fisiche di questa formazione sono ovviamente diverse: i 4 uomini della DL sono in genere giocatori robusti e atletici ai quali è richiesto di penetrare nel backfield avversario da ogni parte: per vie centrali e per vie laterali. I 3 LB sono giocatori solidi e veloci che devono fermare il portatore di palla durante un run play oppure prendere un avversario della OL o infine aiutare i backs nella copertura di un ricevitore. I sacks sul QB provengono principalmente dai 2 DE laterali e dai LB laterali.

Con quale formazione gioca la giovanile dei Bengals? 3+4 o 4+3? Entrambe. Il doppio utilizzo di alcuni giocatori infatti permette alla nostra D7 di adattarsi agli schieramenti offensivi avversari. La Defensive Line U19 è composta da Michele Bargagli, Rafael Ciolos, Felice Cerullo, Alberto Brocchetta, Roberto Lira. Come noterete, alcuni di loro sono già stati intervistati nelle puntate precedenti. Qui diamo spazio a chi ancora non ne ha avuto. 

Michele Bargagli è il rookie sorpresa della DL e gioca come Nose Tackle  nella 3+4 oppure DE nella 4+3. Scopre il football americano grazie ad un amico e si presenta con molta curiosità al training camp dei Bengals. Dopo alcuni allenamenti nasce la passione per questo sport  “il football è uno sport duro che non fa sconti né regali; per emergere bisogna lavorare sodo… qui nei Bengals ho imparato il valore  della  fatica, quella  fatica che è necessaria per poter migliorare e realizzare i propri obiettivi”. Il ragazzo col numero 69 parla volentieri del proprio ruolo e dei compagni di reparto “Il nostro è un ruolo di responsabilità e se lo svolgiamo bene magari riusciamo a mettere uno dei nostri nelle condizioni per saccare il QB… peccato che il nostro lavoro non sia sotto i riflettori... quanto a me, il ruolo mi piace perché prevede  il  confronto fisico con l’avversario, un duello tra muscoli e istinto. A me piace il gioco duro ma leale e nel football lo ho trovato”.  Michele ha ben debuttato nella prima gara contro i Cavaliers a  Castelfranco e della  prima gara ha un buon ricordo “nel secondo tempo di gioco la mia ansia iniziale è stata soppiantata in positivo dalla tensione agonistica e a quel punto mi sono  divertito”.  Il rookie spera di proseguire anche nel 2018 e di dare un proprio contributo alla squadra.

 

Rafael Ciolos è al secondo anno nei Bengals e nel 2017 ha potuto giocare nella giovanile e nella prima squadra. L’esperienza in prima squadra “è stata utile per imparare rapidamente molte cose e così colmare le lacune che all’inizio mi portavo appresso come rookie”.  Rafael ha sempre giocato come Defensive Line e non accetterebbe di giocare in altri ruoli “penso di essere adatto a giocare in difesa e in questo ruolo; ciò che mi piace è il confronto fisico con l’avversario, la lotta che nasce in ogni azione”. Nel valutare i fattori di successo della DL, secondo Rafael “conta molto l’unità e l’affiatamento tra di noi… queste sono cose che nascono durante gli allenamenti e si rafforzano nelle partite: abbiamo molta fiducia nel nostro compagno di reparto, lo conosciamo e questo è uno stimolo ad impegnarsi per sé e per gli altri”.

Alberto Brocchetta è al terzo anno nei Bengals ed è un veterano nella giovanile. L’arrivo nei Bengals avviene nel 2016 ed è frutto del caso: dopo aver praticato altri sport senza appagamento, Alberto prova anche il football: al terzo giorno di allenamento capisce di aver finalmente trovato lo sport adatto “uno sport nel quale il confronto con l’avversario non è solo sul piano fisico ma è anche su quello mentale: corpo e testa lavorano insieme: per questo mi piace il football”.  Per le sue caratteristiche tecniche e fisiche Alberto può giocare sia come DE nel fronte 4+3 sia come outside LB nel 3+4: “giocare in difesa mi piace, mi esalto quando riesco ad entrare nel backfield a caccia del QB  o quando riesco a fermare l’avversario”. Alberto ha giocato in 3 giovanili diverse ma preferisce fare riflessioni su quella del 2017: “Quest’anno io e Nova siamo stati i veterani della squadra, quelli con maggiore esperienza… e abbiamo avvertito il peso della responsabilità che i nostri compagni ci hanno dato; spesso i rookie ci chiedevano  consigli, aiuti … volevano fare bene il  proprio lavoro. Direci che è stata una squadra molto affiatata, molto unita anche a livello psicologico; purtroppo sul campo ha pagato la scarsa esperienza, l’età acerba e la mancanza di aggressività positiva. Tuttavia è questa la giovanile con maggiori possibilità di fare bene domani”.

Ci sarebbe  piaciuto inserire anche alcuni commenti da parte del coach di reparto, ma attualmente la posizione è vacante… Per il momento si può chiudere questa puntata  ricordando le parole di un coach americano a proposito del ruolo dei Defensive  Line Men: “The less you give, the more you gain” ossia “Meno yards concedi all’attacco avversario e più yards fai ottenere al tuo attacco”.

6 – DEFENSIVE TEAM – I LINEBACKERS

Nella puntata precedente abbiamo accennato ai linebackers e al lavoro che svolgono con gli uomini di linea. A riprova della strettissima collaborazione tra i due reparti, nel gergo del football si usa un solo termine per indicarli entrambi: D7.

 

Dicevamo dei linebackers… questo reparto è considerato il cuore e la mente della difesa e spesso nell’huddle difensivo è un LB a fare da regista, decidendo il posizionamento della difesa, il tipo di difesa ( uomo o zona) e gli eventuali aggiustamenti in campo.

 

Quello del linebacker è considerato il più difficile tra i ruoli difensivi: un ottimo LB è una combinazione unica tra fattori fisici, proprietà tecniche, conoscenze tattiche. I requisiti fisici sono forza, velocità, agilità; la tecnica del placcaggio deve essere eccellente; la conoscenza tattica significa la capacità di leggere la formazione d’attacco e prendere le contromisure più indicate.

 

Nell’istante prima dello snap, i linebackers si collocano tra le 2 e 5 yards dalla linea di scrimmage ed in base a come il tight end avversario si schiera, i LB vengono distinti con i nomi Sam (strong side), Mike (middle), Pirate (middle) e Wim (weak side). Il Sam si posiziona sul lato forte dell’attacco avversario cioè dove sta il tight end, mentre gli  altri si schierano in base alle responsabilità assegnate.

I compiti dei linebackers sono numerosi e variano in base ad alcuni fattori, quali ad esempio: lo schieramento della D7 ( 3+4 oppure 4+3), il tipo di copertura nel back, il modo in cui gioca il QB avversario ( lancia breve o lungo? Si sposta dalla tasca o sta fermo? sa leggere la difesa ?), la permeabilità della OL avversaria ai blitz.

In linea di massima le responsabilità dei LB sono: fermare le corse centrali e quelle off-tackle; dare sempre la caccia alla palla; portare pressione sul QB; difendere sui passaggi; aiutare i CB nella copertura del back field, presidiare le zone Curl e Flat.

 

Nella giovanile U19, sono 4 i ragazzi che giocano come Linebackers. Iniziamo da Pierluigi Speziani che è l’unico componente “fisso” del reparto visto che non ha un doppio ruolo come è per gli altri 3 ragazzi.

E’ il passaparola degli amici a convincere Pierluigi a lasciare il basket per il football, uno sport che conosceva solo per sentito dire. L’impatto con il football è positivo e la sua grinta lo fa subito inserire nel gruppo: “E’ uno sport che crea legami forti, viscerali, con gli altri compagni di squadra… in campo c’è dolore, sudore, fatica… ce ne è per tutti e senza distinzioni…  questo genera fratellanza! Secondo me il football è uno sport che unisce le persone all’interno di una squadra e unisce perfino i giocatori di squadre avversarie quando alla  fine della  partita si fanno gli incitamenti all’altra squadra”.

Pierluigi sente cucito sulla pelle il ruolo di LB: “Mi piace questo ruolo perché richiede doti fisiche e impegno mentale. Avere un fisico allenato è necessario per i placcaggi, invece la concentrazione serve per leggere l’attacco e cercare di contrastarne le azioni”. Pierluigi ha un ricordo preciso del suo debutto: “Ero abbastanza teso e per alcuni minuti non sono riuscito ad entrare nel gioco... le azioni si sviluppavano dalla parte opposta rispetto la mia; ad un certo punto si è presentata l’occasione di placcare l’avversario che correva verso di me… ho sentito scorrere l’adrenalina e sono scattato… così è stato il ricordo del mio primo placcaggio. Bella sensazione!”. Pier riflette sul fatto che il ruolo di LB è quello più difficile da imparare per un rookie: “Bisogna imparare bene le tecniche di contatto e di placcaggio, gli angoli di entrata in tackle, quando e come trattenere l’avversario… inoltre bisogna assimilare le tattiche di gioco: cosa fare in contain, quando entrare nel backfield avversario, come fare pursuit, etc, etc…”. Il rookie con il numero 15 spera di continuare anche nel 2018, di dare un buon contributo alla squadra e farsi nuovi amici.

Le caratteristiche tecniche e fisiche permettono ad Alberto Brocchetta di giocare come LB esterno e come Defensive End nella linea di difesa; di lui abbiamo già parlato la volta scorsa. Aggiungiamo che secondo Alberto il modello ideale di LB per velocità, aggressività, inseguimento  è Khalil Mack degli Oakland Raiders.

L’altro componente del reparto è Cristian Girardi, lo abbiamo già incontrato quando parlavamo dei Running backs della giovanile. In difesa gioca come LB interno e di questo ruolo gli piace la variabilità dei compiti che vengono assegnati per contrastare le manovre dell’attacco. “E’ un ruolo reattivo e adrenalico”. Cristian ammette che la lettura dell’attacco e l’adozione di contromisure efficaci è difficile ma stimolante nello stesso tempo.

L’ultimo componente del reparto LB nella giovanile è Michele Vezzoli: già sappiamo che il ragazzo preferisce giocare in attacco come RB, tuttavia anche come  linebacker si è tolto qualche  soddisfazione nel campionato appena  trascorso.

La prossima puntata sarà anche l’ultima e verrà dedicata ai backs della difesa: Cornerback e Safety.

7 – DEFENSIVE TEAM – I DEFENSIVE  BACKS

L’ultima puntata è dedicata al Defensive Back, detta anche Secondary, vale a dire quel reparto della difesa composto da Cornerback e Safety. Lo spettatore attento può distinguere facilmente i giocatori Defensive  Backs poichè al momento dello snap essi si collocano tra le 5 e le 15 yards dalla linea di scrimmage; i cornerbacks si schierano davanti il rispettivo avversario – in genere un ricevitore di tipo Split End, Flanker o Spot; i Safety invece si posizionano qualche yard più in fondo.

I CB hanno varie responsabilità: coprire i corridoi laterali del campo, impedire che l’avversario riceva la palla, fare placcaggi efficaci per fermare l’azione, aiutare i linebackers nel contrastare i giochi di corsa sulle laterali (ricordiamo però che i CB non sono una forza primaria di contrato alle corse). Gli spettatori con più esperienza potranno capire se la difesa è schierata a uomo o a zona in base a come si collocano i CB prima dello snap e come reagiscono all’avvio dell’azione. Nella difesa a uomo, il CB si schiera di fronte il ricevitore e lo seguirà lungo tutta la traccia. Nella difesa a zona, il CB è sempre di fronte al ricevitore ma la sua attenzione è verso il QB; al momento dello snap, il CB segue a distanza l’avversario nella propria area di sorveglianza per poi cederlo al controllo di un altro compagno di reparto (la tecnica si chiama backpedaling ossia correre all’indietro tenendo d’occhio il QB e il WR). Nella difesa a zona è fondamentale che il CB sia sempre pronto ad intervenire quando l’avversario riceve la palla e serve una stretta intesa tra i DB per evitare di “perdere” tra le varie zone un avversario.

Le responsabilità dei Safety sono principalmente quattro: coprire la profondità di campo, difendere sul Tight end, scendere nel box per aiutare la D7, portare i blitz.  In uno schieramento con due safety, bisogna distinguere tra Strong Safety e Free Safety: il primo si posiziona nella parte in cui è schierato il Tight end avversario in modo da controbilanciare il lato forte dell’attacco; il secondo si colloca in base alle necessità di copertura difensiva. Giocare Safety richiede un mix di doti atletiche quali velocità e forza: di fatto la safety è l’ultimo difensore che si frappone tra l’avversario e la end zone.

I coach della giovanile stanno crescendo nuovi giocatori anche nella Secondary; vediamo chi sono.

“Lo zio” è il soprannome che i compagni di squadra hanno dato a Aly Zyad, il rookie cornerback nella giovanile dei Bengals Brescia. Su consiglio di un amico, Aly si presenta al training camp di giugno 2017 e inizia ad allenarsi intensamente sui fondamentali. Dopo la pausa estiva, a settembre il rookie trova posto nel roster ufficiale come cornerback laterale.  L’impegno e la costante presenza agli allenamenti gli valgono la menzione di Quarto Capitano nella partita di esordio dei Bengals contro i Cavalieres “Ho un ricordo bellissimo del mio debutto, non potevo sperare in una cosa migliore”. Il ruolo dello zio è di copertura sul ricevitore avversario, in genere uno Split End o un Flanker. “E’ un ruolo intenso e complesso, bisogna mantenere alta l’attenzione per tutta la partita; un ruolo che obbliga a prendere decisioni e assumersi responsabilità;  ad esempio allo snap devo leggere il mio uomo e l’attacco avversario… quindi devo decidere  se coprire il mio assegnamento o andare sulla palla”. Il ragazzo col numero 26 darebbe un solo consiglio a chi  vuole giocare  a football:  “ E’ uno sport che scarica dalle tensioni, che offre una identità e uno scopo preciso all’interno della squadra. Ognuno ha un compito da eseguire, l’esecuzione da parte di tutti è il gioco della squadra”. Al momento in cui stiamo scrivendo, “lo zio” si sta allenando con la prima squadra.

 

Luca Dell’Estate è al secondo anno nei Bengals e gioca come Cornerback o Safety a seconda delle circostanze. Il modello di riferimento è Chancellor dei Seahawks “Ha una visione di gioco e un atletismo incredibili”. La stagione migliore di Luca è stata nel 2017 e la partita “col botto” è stata contro i Saints di Padova: “Ho fatto due intercetti incredibili, ho lasciato a secco il mio avversario”. Luca ci tiene a confrontare la giovanile ’16 con  quella ‘ 17. “La squadra di quest’anno è più unita, vedo molto affiatamento tra i compagni, dentro e fuori dal campo; c’è più impegno  da parte di tutti noi e da parte  dei coach. Purtroppo questo impegno non ha portato a vittorie sul campo! La squadra del 2016 era più tecnica ma meno unita… ma anche lo scorso anno non ci sono state vittorie. Comunque sia andato il nostro campionato, la squadra del ’17 è stata la migliore”. L’ultimo commento è per lo sport:” Il football prende molto tempo, ma è tempo che gli dedico volentieri perché mi distrae da quei problemi che può avere un ragazzo della mia età; per 4 ore al giorno e 3 volte alla settimana io penso solamente al football… e questo aiuta”.

 

Simone Dell’Estate arriva ai Bengals grazie al fratello maggiore Luca. Gli allenatori lo valutano come cornerback a copertura su ricevitori di tipo Slot e Flanker. Purtroppo una complicazione fisica tiene Simone lontano da campo per alcune settimane e le possibilità di giocare si restringono a solo due partite “Sono stati due incontri molto intensi per me, ho dato tutto me stesso; ringrazio mio fratello e gli altri compagni di gioco per avermi aiutato a gestire l’ansia da debutto e per avermi dato consigli, aiutandomi a migliorare”. Il modello di cornerback a cui Simone si ispira è “Sicuramente Shermann dei Seahawks perché è un giocatore fisico, veloce, intelligente”. Secondo il rookie col numero 27, la giovanile è una squadra  molto unita e l’intesa con i compagni va oltre il piano  di gioco, arrivando sul piano dell’amicizia; per questo motivo “ sto facendo passaparola con i miei amici, parlo  loro  del football, guardiamo i video Nfl e Ncaa  insieme…  spero di portare qualcuno in più in squadra; è vero che gli allenamenti sono duri, ma non sono noiosi… e i  coach sanno trasmettere la propria  passione per questo bellissimo sport”.

 

Termina qui la rubrica de “Il nuovo che avanza 17-18”. Abbiamo dato voce, un'immagine e spazio ai giovani, ai nostri atleti, al futuro dei nostri Bengals Brescia… Non ci è dato sapere chi continuerà a giocare a football in futuro, chi invece per vari motivi sarà costretto a smettere… quello che  sappiamo è che questi ragazzi hanno indossato  i colori blu-argento e quei colori resteranno sulla pelle e nel cuore. Per sempre.

Go Bengals!

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