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Il nuovo che avanza 

 

Quale titolo si può dare ad una rubrica che parla di giovani, di novità e futuro? Ecco, lo avete già capito:  “Il nuovo che avanza” è lo spazio dedicato ai giovani U19 dei Bengals Brescia, in particolare ai 6 rookie che si sono aggiunti al roster esistente.

La rubrica durerà 6 settimane, tanti quanti sono i rookie, tante quanto sono le partite della nuova stagione del campionato  2016  Fidaf U19.

L’augurio che facciamo ai nostri rookie è di ritornare su questo spazio tra 7 settimane con un bilancio personale di segno positivo, sperando che nel frattempo si divertano a giocare il football e che trovino nell’ambiente dei Bengals Brescia  tutte le motivazioni per restare. 

Buona lettura!

Il nuovo che avanza - 6

Siamo arrivati all’ultima intervista della rubrica “Il nuovo che avanza”. Nelle precedenti interviste abbiamo conosciuto giovani diversi per provenienza, percorso di vita, professione... Persone differenti che però hanno trovato l’amalgama, la chimica, nel football.  Last but not least, vi presentiamo Andrea Montalto.

Pier: Ciao rookie! Parlaci di te.

Andrea: Mi chiamo Andrea, ho 19 anni ed abito a Roncadelle; sono all’ultimo anno dell’istituto tecnico per geometri. Tra 9 mesi ho la maturità e poi penso di iscrivermi ad ingegneria ambientale o una facoltà simile.

                                                             P: Raccontaci come sei arrivato ai Bengals Brescia.

                                                             A: Era un anno che stavo fermo e volevo riprendere a fare sport. Una mia amica conosceva un giocatore

                                                             della prima squadra…un po’ di passaparola, mi sono informato e mi sono presentato.

                                                             P: Hai fatto altri sport?

                                                             A: Si, per molti anni. Ho fatto basket e kick boxing. Poi mi sono fermato pensando che lo sport non mi

                                                             sarebbe mancato.  E invece mi mancava, eccome! Mi sono guardato in giro ed ecco l’occasione con i

                                                             Bengals.

                                                             P: Come altri ragazzi, hai fatto il training camp di settembre, poi ad ottobre hai debuttato contro i Giants.

                                                             Contento per l’obiettivo raggiunto?

                                                             A: Sono contentissimo! Il training è stato duro per me, gli allenamenti mi hanno piegato perché ero fuori

                                                             forma, senza fiato, ero fermo da troppi mesi. Però dovevo qualcosa a me stesso, dovevo farcela, volevo

                                                             migliorare… mentalmente non ho molato e piano piano ho recuperato, mi sono impegnato e sono arrivato

                                                             ad indossare la maglia! E’ stata una soddisfazione!

                                                             P: Che ruolo hai?

                                                             A: In attacco gioco come Guardia sinistra, qualche volta ho giocato in difesa come Defensive End. Il ruolo

                                                             mi piace, mi piace l’unione che c’è tra i ragazzi di linea. Ti dirò di più: noi della linea sappiamo di avere una grossa responsabilità: se noi facciamo bene il nostro lavoro, il QB ha tempo per lanciare bene o il RB può correre nei gap liberi. E’ così la palla avanza, yard dopo yard. Noi giochiamo per la squadra, la squadra gioca per noi.

P: Mi viene in mente quello che diceva un coach: il touchdown non è il gesto di un uomo solo. E’ il risultato dei polpacci di undici giocatori.

A: E’ vero! Condivido! Il gioco di squadra conta, fa la differenza.

P: Debutto con i Giants, dicci qualcosa.

A: La prima partita non la scorderò mai!  Ho provato tutte le emozioni che cercavo: il contatto fisico, l’adrenalina, la motivazione, l’agonismo, lo spogliatoio. Ti confesso che ho iniziato a tremare quando sono entrato in campo: era il mio debutto! Gli avversari erano enormi! Ho dato il massimo di me, ho dato tutto. Al di là del risultato comunque a fine partita ero esausto, senza forze; ma dentro ero soddisfatto di me.

P: La squadra migliore che hai incontrato?

A: I Redskins di Verona. Nella partita di ritorno, a casa loro, ho fatto la mia migliore partita. Ho messo in pratica tutto quello che mi hanno insegnato i coach. E per poco non vincevamo noi!

P: Un tuo commento sul campionato?

A: Il campionato è breve, solo 6 partite! I risultati sono stati penalizzati dal fatto che il roster era corto: giocavamo in 15 contro squadre di 30-35 giocatori. Inoltre 6 di noi erano rookie, senza esperienza di football. Comunque sia, abbiamo dato il massimo. Credo che i risultati arriveranno col tempo e con la pratica. Dobbiamo lavorare.

P: E’ l’ultima domanda: vuoi dire qualcos’altro?

A: Una critica e un suggerimento. La critica è che durante gli allenamenti non sempre era possibile provare gli schemi attacco e difesa… perché eravamo pochi. Quindi capitava che gli schemi che provavamo durante gli allenamenti erano difficili da realizzare durante le partite… c’erano dei vuoti... la realtà di gioco era diversa dalla pratica degli allenamenti.  Invece il suggerimento riguarda l’uso di HUDL e dei video. Sono utili! Una volta abbiamo visto il video di una nostra partita e il coach spiegava gli errori commessi, le cose da correggere, etc. E’ stato molto utile, anche gli altri lo hanno pensato. Ecco, mi piacerebbe che si facesse il commento video della partita anche l’anno prossimo. E l’anno prossimo io ci sono!

Go Bengals!

Il nuovo che avanza - 5

Eccoci arrivati alla penultima intervista con i rookie dei Bengals Brescia. Questa volta incontriamo Marco “Koka” Sciotta.

Pier: Ciao Marco, come mai questo soprannome?

Marco: Ciao, mi è stato dato dal coach Tinti durante la prima trasferta. Siccome portavo le bottiglie di coca per la squadra….mi hanno soprannominato Koka. E’ buffo.

P: Parlaci brevemente di te.

M: Sono Marco Sciotta, ho 19 anni e abito a Roncadelle. Sono iscritto al primo anno di Biotecnologia, ma vorrei studiare medicina e diventare chirurgo. Purtroppo ad agosto non ho passato i test di ingresso alla facoltà di medicina e quindi ho ripiegato temporaneamente su biotecnologia. Confesso che biotecnologia mi piace; ora sto preparando il primo esame; l'intenzione è di fare alcuni esami e tra 6 mesi riprovare i test di ingresso.

P: E come sportivo?

M: Ho fatto molto sport. Da ragazzo ho praticato calcio in una squadra locale; poi a 14 anni mi sono innamorato del rugby e ci ho giocato per 4 anni. Mi sono fermato per un infortunio e perché all’ultimo anno del liceo volevo presentarmi bene per la maturità.

P: Come sei arrivato al football americano? Come hai conosciuto i Bengals?

M: Un amico mi ha coinvolto nella cosa. A settembre ci siamo presentati e abbiamo seguito l’intero training

camp. Subito mi è piaciuto il gruppo che si stava formando! Ci ho trovato una forte coesione, uno spirito di

appartenenza e di fierezza che in altri sport di squadra non ho vissuto. Il training è stato impegnativo, sia

sul piano fisico che mentale: allenamenti intensi, molte cose da imparare e capire velocemente… mi è

dispiaciuto che alcuni ragazzi abbiano lasciato. Sono contento di avercela fatta! Era anche il mio obiettivo,

mi ero focalizzato per raggiungere il traguardo di essere in squadra e ce l'ho fatta! Io quando prendo un

impegnolo seguo fino alla fine. Così nello sport, così nella vita.

P: Ruolo?

M: Siccome il roster è corto, alcuni di noi giocano in difesa e attacco. In difesa sono Defensive End

a sinistra; mi piace il contatto fisico, mi piace placcare. In attacco sono Fullbacko Tight end, dipende

dal play. Confesso che giocare in attacco e difesa ti fa avere una visione completa del gioco, capisci tutto.

P: Impatto della prima partita? Cosa hai provato?

M: La prima partita è stata contro i Giants Bolzano. La ricorderò per sempre. I primi minuti mi hanno

frastornato. Letteralmente non capivo cosa stesse succedendo, la rapidità del gioco e delle azioni era tale

che mi sentivo smarrito. Poi ho iniziato ad ingranare, i compagni mi hanno consigliato e così via. Comunque

i Giants sono una bella squadra, lo hanno dimostrato anche nella partita di ritorno. Da squadre così noi rookie dobbiamo imparare.

P: Cosa ti piace del football americano?

M: Mente e corpo devono essere una cosa sola. E’ un gioco molto fisico, ma richiede anche molta concentrazione. Le azioni sono moltissime, veloci e brevi. Ti devi impegnare al massimo ad ogni snap. E devi avere una fiducia assoluta nelle tue capacità e nelle capacità del tuo compagno. Nei Bengals io vivo uno spirito di squadra, una unione, come una sorta di fratellanza… non so spiegarmi bene, ma ciò mi piace.

P: Parliamo del campionato. Siamo a zero vittorie. Commenti?

M: E’ vero, ma siamo qui per giocare, imparare lo sport, divertirci. Le vittorie arriveranno!  Mi dispiace però che il campionato sia così corto, solo 6 partite. Vorrei che fosse più lungo e con più squadre da incontrare.

P: Altro?

M: Farei una critica, spero che sia utile. Abbiamo difficoltà a mettere in pratica ciò che studiamo a casa. Hudl è utilissimo, però è teoria. Sul campo, con la pratica emergono problemi, dimenticanze, lacune. Ad esempio ci sembra di avere capito una giocata in Hudl e poi non riusciamo a metterla in pratica sul campo. Perciò dico che serve fare più reps; negli allenamenti vorrei che più tempo sia dato a schemi, azioni di gioco, etc.

P: Sono d’accordo, credo che i coach leggendo ciò, interverranno con alcune modifiche. Altro?

M: Mi piace il coaching team. L’autorevolezza ed esperienza di Gregg da una parte, l’entusiasmo e la passione degli giovani coach dall’altra. Per

concludere, sono contento di essere un Benglas!

Il nuovo che avanza - 4

Il quarto appuntamento è con il rookie Enrico “Pif” Barbi. Il soprannome è stato deciso da un coach. Mistero!

Enrico ha due primati in squadra: è il rookie più giovane ad aver debuttato nel campionato Fidaf U 19 ed è il giocatore più giovane dei Bengals Brescia. Il suo avvicinamento ai Bengals è incredibile: Enrico ha presentato domanda di tesseramento già nel novembre del 2015, pochi giorni dopo il suo 15° compleanno. Però all’epoca era troppo giovane e non c’era la categoria sportiva di appartenenza. Enrico non si è perso d’animo, ha seguito comunque le partite della prima squadra ed poi a giugno 2016 si è presentato sul campo per la preparazione atletica.

 

                                                           Pier: Ciao Enrico, da dove viene questa passione?

                                                           Enrico: Ciao, sono sempre stato interessato a questo sport. Quando ero piccolo, lo guardavo in TV con                                                                          mio padre e poi giocavamo insieme. Quando sono cresciuto ho provato a praticare alcuni sport, ma                                                                                  senza molta convinzione. Alcuni sport proprio mi annoiavano! Allora ho deciso di provare con il football                                                                            ed ora sono contento.

                                                           P: Che ruolo copri?

                                                           E: Gioco in difesa come cornerback e come linebacker esterno. Però se serve mi metto a disposizione                                                                              anche per altri ruoli, ad esempio in attacco. Mi piace il football! E’ uno sport che mi coinvolge a pieno. Mi                                                                          piace la sua caratteristica: ci si allena da individuo, ma si gioca in squadra. In campo avverto lo spirito di                                                                          coesione e unità con i miei compagni e ciò mi rende felice. Mi piace il fatto di appartenere ad un gruppo.

                                                           P: Come hai vissuto la prima partita? Ci racconti le emozioni che hai provato?

                                                           E: Dopo un anno che aspettavo di giocare a football, non mi sembrava vero di essere sul campo nella                                                                              prima partita di campionato contro i Giants!  Confesso che all’inizio ero teso, avevo quasi paura. Paura             di sbagliare, paura di farmi male o farne all’avversario. Mi hanno aiutato i rookie e gli altri compagni, soprattutto Nathan e Devinn Mi hanno dato e ancora mi danno consigli, spiegano le cose.

P: Oltre al football, hai altri hobbies? Che fai nel tempo libero?

E: Non ho tanti hobbies.  Gioco ai videogiochi, ascolto la musica, un po’ di tutto. Faccio anche il boyscout.

P: Ultima domanda: scuola?

E: Frequento un istituto tecnico commerciale a Brescia. Vado bene, mi piace studiare. L’anno scorso ho avuto il pagellino d’oro. In futuro vorrei andare all’università, magari Economia e commercio.

P: Qualche compagno di scuola è interessato al football? Ti verranno a vedere giocare?

E: Purtroppo no, e non li capisco. Quasi tutti giocano a calcio, dicono di giocare a calcio, ma poi la domenica restano in panchina! Tutto fumo e niente arrosto…. Boh, non capisco.

P: In famiglia cosa dicono?

E: Mio fratello fa equitazione, è poco interessato a sport di squadra. Mia madre si raccomanda di non farmi male. Mio papà mi incoraggia ed è venuto anche in trasferta a vedermi giocare.

La determinazione di "Pif" a voler giocare il football può essere di esempio per tutti. L'esempio proviene da un ragazzo di soli 15 anni.!

Il nuovo che avanza - 3

Continuiamo la rubrica “Il nuovo che avanza” con la terza intervista al rookie Felice Cerullo.

L’intervista si svolge la sera dopo gli allenamenti al “Chico Nova”; è stato un training intenso, con ripetizioni di schemi e azioni di gioco. Coach e giocatori hanno preso la strada per gli spogliatoi. Adesso il campo è vuoto, silenzioso; i riflettori illuminano un ragazzo che cammina a bordo campo con protezioni e casco sottobraccio.

Pier: Ciao Felice, come va? Ci racconti qualcosa di te?

Felice: Ciao, sto bene grazie! Mi chiamo Felice Cerullo, ho 17 anni e sono di Avellino. Abito a Botticino.

P: Che cosa studi?

F: Frequento il terzo anno della scuola alberghiera. Faccio un corso impegnativo: la pasticceria.

Sembra facile, ma non lo è. Richiede attenzione. Fare la pasticceria dolce mi piace i più che quella

salata e quella secca. Oh, so fare anche queste, ma non sono le mie preferite!  Quest’anno è arrivata

un'insegnante che spiega le cose in modo diverso: usa la musica, i filmati, parla… questo è bello.

P: Come hai scoperto il football americano?

F: E’ stata la mia curiosità. Ho scoperto il football su internet per caso, poi ho iniziato a guardare

alcune partite NCAA e il gioco mi ha interessato. Poi ho saputo che qui c’è una squadra di football,

mi sono presentato.

P: Prima di venire nei Bengals hai fatto altri sport?

F: Certo! Ho fatto il portiere di una squadra di calcio, poi ho fatto rugby per un paio di mesi, ma sai come è…

P: In campo dove giochi?

F: Gioco con il numero 54, sono un uomo d’attacco e sono la guardia destra.

P: Cosa ti piace del football?

F: Innanzitutto l’agonismo e la sfida che c’è nelle azioni. E’ uno sport fisico, duro. Bisogna essere convinti e determinati per giocare. Io sono contento di essere arrivato qui! Ho fatto tanti allenamenti durante il training camp di agosto e settembre, mano a mano che si proseguiva vedevo altri ragazzi che non ce la facevano più e finivano per mollare! Io ho tenuto duro e alla fine ho passato la selezione! E ora gioco! Sono orgoglioso di me stesso per avere raggiunto questo risultato!

P: Si, è un bel risultato! Che cosa dicono in famiglia?

F: Mio fratello piccolo è contento per me, anche papà mi incoraggia. La mamma invece è un po’ preoccupata e raccomanda di stare attento.

P: Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro? Intendo nella vita, nel football, altro?

F: Ho i miei obiettivi! Voglio prendere il motorino, così sono più libero; adesso sto studio per il patentino. Un altro obiettivo è andare bene a scuola.  E qui con i Bengals voglio diventare un bravo giocatore, non mi accontento, voglio fare di più perché sento di potercela fare!

P: Che dicono i tuoi amici sul football? Ti vengo a vedere?

F: Si, alcuni amici e compagni mi verranno a vedere! Però ho due amici molto importanti che stanno ad Avellino e purtroppo non possono venire a Brescia!  Vorrei mandare i miei saluti, mi mancano!  Ciao Alessio! Ciao Raffaele!

Il football unisce persone e città che sono lontane, lontane soltanto in termini geografici. Vicine nel cuore.

Il nuovo che avanza - 2

Abbiamo presentato la rubrica “Il nuovo che avanza” la settimana scorsa. Ricordate? Le regole sono semplici: ogni martedì pubblichiamo l’intervista ad uno dei sei rookie della squadra Under 19 dei Bengals Brescia; 6 rookies per 6 settimane per 6 partite del campionato Fidaf. Intesi?

Il primo rookie intervistato è stato Luca. L’intervista ha avuto 300 visualizzazioni ed è piaciuta.  Oggi vi presentiamo il rookie: Jailer Hernandez.

L’intervista si svolge domenica sera; siamo sul pullman che da Bolzano ci riporta a Brescia, la nostra casa. I ragazzi hanno avuto il proprio battesimo sul campo di football, giocando la prima partita della stagione contro i Giants Bolzano. Sono effettivamente stanchi: alcuni dormono, altri ascoltano musica e sonnecchiano, altri giocano a briscola in silenzio. Si parla a voce bassa. Jailer sta guardando foto di football sul cellulare.

                                                                        Pier: Ciao Jailer, raccontaci qualcosa di te.

                                                                        Jailer: Si, volentieri. Mi chiamo Jailer, sono di origine cubana e sono nato nel 1998. Abito a Brescia                                                                                   la mia famiglia.

​                                                                        P: Che ruolo copri?

                                                                        J: Sono un uomo di linea, sono guardia: gioco tra il centro e il tackle. Se serve vado anche in difesa,                                                                                 sempre in linea però.

                                                                        P: Non hai mai giocato il football prima d’ora. Oggi hai fatto il battesimo sul campo. Come è andata?

                                                                        J: All’inizio ero confuso, credo di aver fatto tanti errori e tante penalità. Ero un po’ nervoso e non                                                                                       ricordavo le cose. Poi però gli amici del reparto mi hanno dato dei consigli, cosa fare, l’uomo da                                                                                         prendere, dove  spingere e allora ho fatto meglio. E alla fine mi ricordavo quello che i coach ci hanno                                                                               detto. Pensa che in alcuni snap ho anche battuto il mio avversario. E’ stata una soddisfazione. Ho                                                                                     preso un po’ di botte, ma le ho anche date.

                                                                        P: Due parole sugli avversari.

                                                                        J: Eh, i Giants si sono impegnati tantissimo. Anche se erano meno di noi, hanno vinto loro. E' brutto                                                                                 il risultato, sono dispiaciuto: però ci sarà la partita di ritorno in casa e vedremo allora.

 

P: Come sei arrivato al football?

J: Il mio amico Felice mi ha parlato dei Bengals. Sono venuto a provare due settimane fa e mi poi mi sono iscritto. Ho fatto solo quattro allenamenti, però oggi ho giocato. Prima di fare football ho fatto tanti sport: boxe, rugby, calcio e baseball. Sai che il baseball è molto diffuso nel mio paese, Cuba?

P: No, non lo sapevo. Immagino però che oltre allo sport tu fai altre cose….

J: Eh, oramai ho finito con la scuola. Da maggio lavoro come operaio tornitore sui centri controllo numerico e sui macchinari manuali: questa cicatrice sulla mano destra me la sono fatta sopra il tornio.  Sono contento del mio lavoro perché mi permette di avere i soldi per pagarmi il football e l’attrezzatura e altre cose. E anche la scuola guida! Sto studiando per prendere la patente, è importante per me. Poi forse comprerò una macchina.

P: Che dicono i tuoi amici che sei un giocatore di football?

J: Non so cosa dicono, perché i miei amici o fanno altre cose, tipo calcetto, oppure non fanno nulla. E’ da poco che sono qui con i Bengals, solo due settimane: ad alcuni di loro devo ancora dire questa cosa. Però per favore  scrivi che sabato il mio migliore amico mi verrà a vedere!

Il pullman si ferma per fare una sosta, l’intervista finisce qui. Jailer non è solo un giocatore di football. E’ anche un ragazzo con la testa sulle spalle e i piedi piantati per terra. Un giovane che lavora, aiuta in famiglia e coltiva le proprie passioni. Jailer può essere esempio per i giovani. Vi pare poco?

Il nuovo che avanza - 1

La prima intervista coincide con la fine del training camp e l’ingresso nella settimana che porta alla prima di campionato contro i Giants. Il primo rookie che conosciamo è Luca De Filippi, 17 anni, gioca come linebacker in difesa e running back in attacco.

 

Pier: Ciao Luca, iniziamo con te… raccontaci qualcosa su di te. Ad esempio Che cosa studi? Come va la scuola?

Luca: Faccio la quinta superiore alla scuola di agraria. Per ora la scuola va bene, è appena iniziato l’anno scolastico e sono contento di aver ritrovato amici e compagni.

P: Hai una squadra NFL preferita?

L: No, non seguo nessuno in particolare, però guardo qualche partita per capire di più.

P: Facciamo una premessa: il calcio, la formula 1 e il basket sono gli sport più popolari in Italia. Di football se ne

parla e se ne vede ancora troppo poco. Tu come ti sei avvicinato al football americano?

L: Un amico mi ha parlato del football e con lui sono venuto a vedere; dopo ho provato un allenamento e mi è

piaciuto. Mi dispiace che il mio amico poi ha rinunciato. Sono rimasto io.

P: Nella squadra ricopri due ruoli: linebacker e running back. Cosa ti piace di questi ruoli?

L:   Come difensore mi piace capire che gioco faranno gli avversari, cercare di intuire precedere le loro intenzioni.

Mi piacciono gli istanti prima dello snap.

P: Siamo alla fine del training camp: a fine agosto si erano presentati molti nuovi ragazzi, sono iniziati gli

allenamenti ed è accaduto che alcuni hanno rinunciato. Nei Bengals sono rimasti quelli più tosti e domenica

inizia il campionato. Sei orgoglioso per questo primo risultato che hai raggiunto?

L: Certo, si.

P: Cosa ti piace del football?

L: Mi piace lo sport fisico. Anche se ci sono le protezioni, il contatto si sente, però è bello. Io prima ho fatto boxe per due anni, a me piacciono gli sport con contatti fisici. Però nel football è DIVERSO perché bisogna sapere fare le cose, ad esempio i placcaggi; saper fare le cose e usare la testa. Questo mi piace.

P: Cosa pensi che ti possa insegnare il football, quale insegnamento ti sarà utile per affrontare la vita?

L: Non lo so, ma tra  6 settimane te lo dico.

P: Domenica incontrerete i Giants di Bolzano. Emozionato?

L: Per ora poco.

P: Che ne pensano i tuoi amici del football?  Ti verranno a vedere alle partite?

L:  Alcuni preferiscono altri sport, il football poco. Spero che mi vengono a vedere, io comunque li invito. A casa, i miei genitori approvano la mia scelta e mi verranno a vedere. Forse già domenica potrebbero venire a vedermi a Bolzano! Sarei molto contento!

I compagni della difesa chiamano Luca… è tempo di andare.  Ciao Luca, buon football!

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